|
I Chibcha |
Storia del gruppo indigeno più importante della
Colombia
Giunti nelle terre dell'attuale Colombia in epoca antica, la popolazione dei Chibcha si stabilì sull'altopiano andino centrale colombiano, più precisamente compresa tra la Baia di Santa Marta, i pàramos della valle del rio Cauca e l'altopiano di Bogotà, nei dipartimenti di Boyacà e Cundinamarca.
A differenza delle altre importanti civiltà precolombiane, i Chibcha non erano una società caratterizzata da un forte accentramento, bensì vivevano aggregati in confederazioni di piccole dimensioni, ciascuna col proprio governatore, detto zipa; la società riconosceva nella casta medico-sacerdotale la propria guida spirituale e politica, mentre i guerrieri, data la loro strategica funzione di difesa, rappresentavano il ceto elevato; il resto della popolazione apparteneva alla classe dei commercianti, degli artigiani, degli allevatori e degli agricoltori.
I Chibcha fondarono delle città che in breve tempo crebbero sino a divenire dei grossi agglomerati urbani, elegantemente urbanizzati grazie alla presenza di strade lastricate e case con eccellenti rifiniture in legno, ai cui usci venivano appese tante piccole lamine in oro legate tra loro le quali, al soffio del vento, producevano un suono armonico.
In generale, comunque, i Chibcha non edificarono alcuna costruzione monumentale; utilizzavano legno, paglia e altri materiali di natura vegetale e non facevano uso alcuno di pietra e mattoni.
Tale popolazione era politeista; le principali entità divine presiedevano agli eventi naturali - quali il fuoco e il tuono, la semina e il raccolto - e, per questo motivo, ne erano considerate i padroni; altre ancora erano associate al sole (Sua, patrono del benessere e della fecondità) e alla luna (Chia); al di sopra di questi dei vi era Chibchacum, la divinità suprema, creatrice di ogni cosa.
Credevano nell'aldilà, tanto che celebravano il rito della sepoltura e costruivano tombe riccamente adornate con statue, ceramiche, di cui non si conservano che poche tracce, in quanto sono state depredate dagli spagnoli nell’epoca della conquista.
Conoscevano le tecniche di imbalsamazione al punto che al museo Nazionale di Bogotà sono esposte delle mummie in stupefacente stato di conservazione.
Della cultura chibcha si rammenta la peculiare creatività, specie nel campo della tessitura (sono stati trovati pezzi di tela dai sapienti intrecci e dai vivaci accostamenti di colore), della ceramica (alcune tazze ritrovate attestano una grande perizia nell’arte del modellamento dell’argilla e nella colorazione della stessa a tinte forti) e dell’oreficeria.
In tale ultimo settore, le più importanti testimonianze giunte sino ai giorni nostri sono i raffinati manufatti detti “tunjos", ossia delle figure antropomorfe stilizzate, ricavate da lamine d'oro e rame, e vari monili sempre del ricco metallo, di cui le terre dei Chibcha erano ricche.
I “tunjos” venivano creati con funzione votiva dalla fusione del metallo prezioso in stampi di cera; i tratti somatici e gli altri particolari del corpo venivano poi creati con il filo d’oro modellato sulla figura fusa. |
|
Autore: |
rf2000
|
Copyright: |
La presente opera d'ingegno è riproducibile, parzialmente o totalmente, da ciascun utente, previa autorizzazione scritta dell`autore. |
Il: |
03/01/2005 |
Visite: |
3671 |
Tot. voti: |
0 |
Voto medio: |
0 |
|
|
|
|
Torna indietro
|