|
Viaggio nel Madre de Dios (Perù) |
La conca del Madre de Dios, chiamato anticamente Amarumayo o
Rio de las Serpientes, era chiamata dagli Incas Antisuyo.
Dalla selva peruviana dell’Antisuyo gli Incas ricavavano
coca, oro, piante medicinali, miele e piume di uccelli.
Il mio viaggio nel fiume Madre de Dios ha avuto inizio dal Cuzco, l’antica capitale degli Incas.
Su un veicolo fuoristrada abbiamo percorso una tortuosa strada sterrata risalendo le montagne che separano la vallata del Cuzco da Paucartambo, villaggio di origine incaica situato sulle sponde del fiume omonimo. Durante il percorso abbiamo visitato le Chullpas de Ninamarca, urne funerarie in pietra situate a circa 4000 metri sul livello del mare.
Probabilmente furono costruite, intorno al XII secolo dopo Cristo, da indigeni di lingua aymara appartenenti alla cultura Lupaca.
Quindi abbiamo proceduto per Paucartambo, per poi risalire il costone della montagna fino a 3600 metri d’altitudine sul livello del mare, da dove inizia il bacino del Madre de Dios.
Dopo altre sei ore di pista sterrata e a volte inondata, siamo giunti a Pilcopata, villaggio situato a circa 500 metri sul livello del mare. A Pilcopata l’ambiente è già amazzonico: temperatura elevata durante il giorno, forte umidità e vegetazione lussureggiante. L’unica differenza con la selva bassa amazzonica è la temperatura notturna, che può scendere a 16-18 gradi celsius.
Il giorno sucessivo, dopo una camminata di circa tre ore abbiamo visitato la comunità indigena di Queros. I nativi, di etnia Wachipaeris, parlano una lingua del ceppo Harakmbut. Sono molto timidi e riservati.
Ritornando a Pilcopata abbiamo visto il petroglifo di Queros, sull’altra sponda dell’omonimo fiume. I segni incisi su un’enorme roccia vulcanica ricordano i quipus utilizzati dagli Incas (corde annodate che servivano per contare e calcolare).
A mio parere queste incisioni sono state fatte da popoli amazzonici, forse antenati dei Wachipaeris, che furono influenzati dagli Incas.
Proseguendo il viaggio si avanza in furgoneta lungo una pista sterrata per circa un’ora, fino a giungere ad Atalaya, poco dopo l’unione del Rio Pilcopata con il Piñi Piñi. Proprio da Atalaya il fiume, già largo circa 200 metri, inizia a essere chiamato “Alto Madre de Dios”.
Quindi ci sismo imbarcati su una piroga a motore e in circa un’ora abbiamo navigato fino al villaggio di Santa Cruz (chiamato anche “250” perché a circa 250 chilometri dal Cuzco), da dove ci siamo imbarcati su un peque peque (piroga molto maneggevole con motore da 16 cavalli e pescaggio limitato). Per risalire il Palotoa, affluente del Madre de Dios, è necesario infatti un peque peque, in quanto in alcuni tratti le sue acque sono molto basse.
Poco dopo è iniziata la vera avventura: abbiamo lasciato il Madre de Dios per risalire il Palotoa, le cui sorgenti si trovano nella cordillera di Pantiacolla a circa 1500 metri d’altezza sul livello del mare. Dopo circa due ore siamo giunti al villaggio di Palotoa-Teparo, dove vive una comunità di indigeni Matsiguenkas, etnia di lengua Arawak. Sono una ventina di famiglie sparse su un ampio territorio dove si coltivano banane, yuca (manioca), patate, riso e coca (l’utilizzo della foglia di coca è legale in Perú).
Dopo aver conosciuto il capo della comunità, Guillermo, e aver ottenuto il suo permesso, ci siamo accampati nelle vicinanze del Palotoa. L’indomani, poco dopo l’alba, insieme a Guillermo siamo partiti per raggiungere i petroglifi di Pusharo.
Abbiamo risalito il Palotoa in peque peque per circa due ore. In alcune tratte la corrente è così forte che abbiamo dovuto scendere e, con l’acqua alla vita, trainare l’imbarcazione a monte.
Ad un certo punto abbiamo deciso di proseguire a piedi lungo il fiume. Durante il cammino abbiamo attreversato vari torrenti impetuosi, il cui livello a volte raggiungeva le ginocchia altre volte il petto.
Dopo circa tre ore di cammino, abbiamo raggiunto il petroglifo di Pusharo. Secondo alcuni questo petroglifo è il più grande del mondo: sicuramente è imponente e le incisioni sono meravigliose, è un’autentica opera d’arte.
Da alcuni resti ossei riscontrati nella zona si evince che il petroglifo fu scolpito con asce di pietra intorno al primo millennio dopo Cristo. A mio parere gli autori di quest’opera d’arte furono gli antenati dei Matsiguenkas o un altro popolo amazzonico. Vi sono rappresentate figure antropomorfe, zoomorfe e fitomorfe.
Le figure piu interessanti sono alcune incisioni cefaliformi, che forse descrivono delle maschere utilizzate da antichi abitatori della selva.
E’ probabile comunque che i misteriosi autori del magistrale intaglio siano stati influenzati dagli Incas e abbiano ritoccato il petroglifo nei secoli successivi come dimostrano alcuni segni di origine incaica.
Dopo aver mangiato, abbiamo ripreso la strada del ritorno e sismo giunti al villaggio di Palotoa Teparo in serata.
L’indomani abbiamo deciso di proseguire il viaggio lungo il Madre de Dios, e dopo aver ridisceso il Palotoa fino a Santa Cruz, abbiamo optato per continuare sulla strada sterrata fino al villaggio di Itahuania, ultimo avamposto raggiunto dalla carrozzabile.
Alcuni enormi camion Volvo viaggiano sporadicamente a Itahuania dove acquistano legna che poi venderanno al Cuzco o ad Arequipa.
Noi ci siamo sistemati nel cassone di un Volvo e in circa due ore di viaggio abbiamo raggiunto Itahuania, villaggio sperduto da dove si può apprezzare una splendida vista della cordillera di Pantiacolla.
L’indomani, di buon ora, ci siamo imbarcati su una lancia a motore carica all’inverosimile di merci e in circa quattro ore di navigazione abbiamo raggiunto il villaggio di Boca Manu, poco lontano dalla confluenza del Manu con il Madre de Dios.
A Boca Manu siamo rimasti due giorni.
In questo villaggio, quasi completamente isolato, la dieta è a base di riso, uova, galline, carne di scimmia e huangana, una specie di maiale della foresta. Purtroppo non abbiamo trovato una barca per scendere a valle e così si stava profilando l’ipotesi di rientrare a Itahuania.
Nella serata del secondo giorno però, ecco l’occasione: abbiamo conosciuto un maderero (commerciante di legname), che il giorno successivo sarebbe sceso in zattera lungo il Madre de Dios fino al villaggio di Colorado. La zattera, di circa 20 metri di lunghezza, era costituita dal suo legname, già tagliato in assi, che avrebbe venduto a Colorado. Lui si offrì di trasportarci gratuitamente, l’unico inconveniente sarebbe stato il sole, in quanto nella zattera non vi sono ripari.
L’indomani abbiamo iniziato il viaggio. La zattera era connessa con delle corde a un peque peque, che avrebbe aiutato in caso di emergenza.
Il sole, cocente sin dalle 7.30 del mattino, ci ha letteralmente cotto, ma anche le zanzare, potentissime, hanno contribuito a rendere il viaggio non proprio una passeggiata.
Abbiamo dormito su una riva del Madre de Dios e l’indomani, verso le tre del pomeriggio abbiamo raggiunto Colorado, villaggio famoso per i lavaderos de oro.
Nelle rive dei fiumi di questa zona del Madre de Dios, infatti, si può trovare oro in buona quantità. In totale se ne ricavano circa 8 tonnellate l’anno, ma di questa ricchezza non c’è traccia a Colorado.
In realtà in questa zona arrivano ogni mese centinaia di disperati da tutto il Perù. Scelgono di lavorare come lavaderos de oro inseguendo il sogno della ricchezza ma in realtà devono lavorare 12-14 ore al giorno per un salario da fame.
Quella notte abbiamo dormito in un hospedaje del villaggio. L’indomani ci siamo svegliati sotto un fortissimo diluvio. La strada per Puerto Carlos era interrotta e così, dopo aver comprato un poncho, abbiamo proseguito in moto fino alla confluenza del fiume Iñabari con il Madre de Dios.
Una volta attraversato l’Iñabari in peque peque, era quasi fatta: abbiamo camminato un’oretta e siamo giunti sulla strada sterrata che connette il Cuzco a Puerto Maldonado.
In circa tre ore di buseta sismo giunti a Puerto Maldonado, città di circa 40.000 abitanti, sulle rive del Madre de Dios.
YURI LEVERATTO
|
|
Autore: |
Yuri Leveratto
|
Copyright: |
2008 Copyright Yuri Leveratto |
Il: |
23/04/2008 |
Visite: |
2260 |
Tot. voti: |
0 |
Voto medio: |
0 |
|
|
|
|
Torna indietro
|