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Vita di Favela vita di Comunidade

Racconto sulla vita in una favela di Rio de Janeiro e dinamiche del traffico di droga e armi

Qual'é la prima cosa che ti viene in mente pensando al BRASILE? Belle donne, samba, spiagge da favola, il Cristo Redentore, i colori, la frutta, Raffaella Carra' (puó capitare!), la fejoãda, jobim, il calcio.. Eppure questo é solo UN aspetto di questa terra meravigliosa. L'aspetto vendibile del paese, quello che il turista vuole vedere, consumare, ricordare e raccontare.
Ma basta poco, molto poco, a volte basta girare l'angolo per vedere l'altro lato della medaglia.
Brasile
Rio de Janeiro 2008
-18.000.000 c.ca di abitanti
-47%della popolazione di origine africana o creola;
-120 anni dall'abolizione della schiavitú (ultimo paese al mondo ad abolirla);
-solo 20 legislatori di origine africana, sui 513 membri della Camera dei deputati, e due senatori su un totale di 81;
-stipendio medio 650R$ circa 250 euro, stipendio minimo 400R$ sui 180 euro(spesso lavorando 6 giorni a settimana 8/10 ore);
-affittare una casa in "centro" costa sui 600R$, in favela a partire da 300R$;
-nella sola Rio de Janeiro sono censite piu' di 600 Favelas, e la cifra cresce rapidamente;
Favelas,morros, migliaia di case, mattoni, stradine, antenne, fili, macchine, moto, chiesette, graffiti, alberi, scale, persone, vite.
Nate nel periodo del boom urbanistico ed economico..popolate da persone dalle origini piu' disparate (prevalentemente di origini africane), generalmente originarie dell'interno della nazione o del povero nordest, spinte dalla possibilita' di vivere meglio in citta', si sono ritrovate costrette a costruire nell'unica "terra di nessuno" le colline e le montagne. Poco a poco, casa su casa, hanno colonizzato i monti fin quasi in cima. Ma la cima no, la cima é riservata. Proprio li dove la vista gode dello splendore della baia, i trafficanti si appostano nel folto della boscaglia per controllare che tutto vada come deve...
Droga, coca, crak, marihuana e altri derivati chimici. Una parte dell'economia della favela si basa su questo. Ma per gestire il traffico devi essere forte, devi avere armi. Se sei armato hai il rispetto della gente, puoi lottare con altre bande per guadagnare nuove piazze, nuovi traffici, piu' soldi.
E tutte queste armi da dove vengono? Ma é semplice..dagli stessi che quando meno te l'aspetti entrano correndo o in moto, salgono le scale di corse armati fino ai denti, e iniziano a sparare, verso l'alto generalmente, spesso giusto per ricordare la scadenza della bustarella del mese. Policia!!
Tutti lo sanno, e chi non lo sa per certo lo pensa comunque, i media, la gente, TUTTI.
Eppure le cose non possono cambiare, non DEVONO cambiare, la posta in gioco é troppo alta per rompere questo magico equilibrio-squilibrio che garantisce la prosperità della classe politica(quasi tutta bianca), della classe ricca(prevalentemente bianca), e dell'immensa industria del turismo(indovina di che colore?!).
Cosí centinaia di migliaia di persone sono costrette a vivere in condizioni di disagio, se non a volte di estrema necessitá. Lo stato offre ben poche alternative, e se le offre si guarda bene dal divulgarle piú di tanto.
L'informazione deve essere di un'altro tipo.
Il capro espiatorio per eccellenza qui sta nella societá stessa, nella sua forza-lavoro, libera di drogarsi, di ubriacarsi, di fare 10 figli, di vivere sotto i ponti o in case pericolanti, di svegliarsi a suon di pallottole, o peggio di vedersi morire i propri figli sotto i propri occhi.Libertá.
Eppure non sono liberi di mandare i propri figli in una buona scuola, in un buon ospedale, in una buona universitá, di prendersi una vacanza, di viaggiare, di mangiare qualcosa di diverso da riso e pollo una volta ogni tanto, non sono liberi di avere un futuro diverso, magari migliore.
Favela é MALE, favela é VIOLENZA, favela é DROGA, favela é PROSTITUZIONE, favela é PERDIZIONE.
E tu ci credi davvero?
Appena settimana fá ero lontano anni luce dalla realtá in cui mi trovo, sebbene solo 5 isolati mi separino dall'ostello, quí é tutto un'altro mondo.
BUM, BUM, BUMBUMBUMBUM, apro gli occhi, il sole filtra dalla tenda/bandiera del brasile della casa di Joan. Mi alzo, apro il frigo e bevo del latte dal cartone. Altri spari, poi altri, gente che corre in lontananza.
Resto alla finestra a guardare e riflettere.
Un'altra scarica di colpi, Joan si sveglia, viene alla finestra e mi dice di non preoccuparmi, passerá, é fine mese e gli sbirri sono venuti a riscuotere...
Joan é arrivato qui un anno e mezzo fa', dopo un lungo viaggio che dagli Stati Uniti lo ha portano in Messico, Guatemala, Nicaragua, Colombia , Perú, Bolivia, Argentina e infine Brasile, RIO.
Quí nasce CALLE, giorno dopo giorno, nella comunitá, con la comunitá, nella ladeira di Tabajaras, la favela di Copacabana.Qui inizia a fare corsi di inglese e disegno, poi grazie ad alcune donazioni apre una piccola biblioteca comunitaria(tutti libri donati ndagli abitanti del morro/monte) con connessione a internet gratuita(lunga storia), tutto a servizio della comunitá.
Un sogno per certi versi utopico, ma che sembra voler dare i suoi risultati, complici l'interesse e la partecipazione degli abitanti che si sono prestati sia alla costruzione/ristrutturazione dei locali, sia in molti altri modi. Calle project
Fattostá che mai avrei pensato di ritrovarmi a vivere in una favela Carioca (di Rio), a catalogare libri in portoghese, a mangiare nel tavolo accanto a un trafficante, a insegnare inglese a grandi e piccoli, a passeggiare a tarda notte parlando d'amore e a filosofare sotto un tendone mentre un'acquazzone prende d'assalto la cittá.
'Azzo é solo passata una settimana, come sará il resto?! E il carnevale e´alle porte..
Mamma ti prego non preoccuparti!
bacioni
S.
(tratto da http://diarreadelviaggiatore.blogspot.com)

Autore: Salvatore Giaccone
Il: 18/02/2008
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