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Scopriamo l'incanto di La Paz

Diario di viaggio nella splendida capitale della Bolivia

Dopo aver trascorso il capodanno a Putre, nell'estremo nord del Cile, decido, nonostante siano stati molti i cileni a sconsigliarmelo, di entrare in Bolivia.
Naturale valico di passaggio e' il Tambo Quemado, pertanto, ho lasciato la suadente cittadina di Putre e ho atteso l'autobus per La Paz al bivio della statale che entra in Bolivia.
Dopo mezz'ora di attesa la compagnia Las Cuevas mi ha raccolto, per 40 bolivianos, nonostante il tutto esaurito in vettura; ho viaggiato seduto per terra in coda al pullmann, ma cio' non mi ha impedito di ammirare gli splendidi vulcani gemelli Parinacota e Pomerape specchiati nel lago Chungara' e, piu' a nord, il maestoso Sajama; l'espletamento delle formalita' doganali a Chucuyo, piccolo borgo montano e' un assaggio del vero e proprio passaggio frontaliero del Tambo Quemado: le procedure sono abbastanza lunghe, i due simpatici autisti mi hanno cambiato pesos cileni in bolivianos, cercando di guadagnarci un po' troppo; nel farglielo notare scherzosamente e' nata una gradevole conversazione in cabina di guida protrattasi sino all'arrivo nella metropoli boliviana.
Passata la frontiera si apre una distesa altipianica sterminata e secca, sulla quale si notano curiose costruzioni in terra; "sono Chullpas, ossia reliquiari di ossa umane" mi aveva spiegato la sera prima l'amico Osvaldo, comandante dei Carabineros de Chile della provincia di Parinacota.
Come spesso accade da queste parti, il paesaggio muta all'improvviso: la terra si fa rossa e solcata da canaloni profondi e articolati; il contrasto con una vegetazione verde intensa che va via via apparendo da' quasi fastidio alla vista; trascorsa un ora dal passaggio frontaliero si giunge al bivio di Patacamaya, svoltiamo a sinistra per La Paz; qualche aggiustamento meccanico al pullman che fa le bizze e' l'occasione per sgranchire le gambe e dopo mezz'ora circa la metropoli boliviana appare all'orizzonte, contornata dalle vette innevate della Cordillera Real (fra i 5500 e i 6500 m.s.l.m.), fra le quali domina il maestoso Illimani.
La strada si interrompe all'improvviso: siamo arrivati a El Alto, sobborgo residenziale della citta'; ci sono ragazzini che coprono di terra le profonde buche della strada, cani randagi, gente che attende un passaggio, edifici in costruzione e negozi dalle insegne multicolori.
Da questo punto La Paz si e' gia' nascosta nella sua sede naturale: infatti, la citta' giace adagiata in una conca e la sorpresa e' notevole quando, giunti sul limitare di tale avvallamento, si vedono migliaia e migliaia di tetti rossi incastonati come gemme preziose in una vallata stretta e coronata dalle nevi delle cime andine; inizia cosi' la discesa al centro cittadino, attraverso strade lastricate e dissestate con pendenze incredibili, attraverso un percorso, caratterizzato da curve e tornanti, della durata di poco meno di un'ora, sino a giungere al terminal degli autobus, un bizzarro edificio colorato di giallo con decorazioni in oro.
Il centro storico e' racchiuso fra la piazza Murillo (qui hanno sede la imponente cattedrale metropolitana, a fianco del palazzo presidenziale e del palazzo legislativo, popolata giorno e notte dalle solerti guardie di Banzer), piazza Perez Velasco e avenida 16 de Julio.
Da vedere la chiesa di San Francesco, la cui facciata barocca e' arricchita da decorazioni ispirate a temi mitologici e campestri, il museo di Tiwanaku, ottima preparazione per chi voglia recarsi alle rovine omonime e la calle Jaen, uno scorcio coloniale con balconi in legno intarsiato.
La via dei negozi e' la avenida 16 de Julio che nella parte finale diventa un elegante boulevard, ove da' mostra di se' il monumento a Simon Bolivar e quello a Cristoforo Colombo, eretto dalla comunita' italiana nel 1925, in occasione del centesimo anniversario della indipendenza della citta'.
Il folklore piu' autentico della metropoli boliviana e' ritrovabile nei mercati indigeni (mercado de los Brujos e mercado Negro) non poco distante dalla chiesa di S.Francesco; qui si puo' incontrare la statuetta della Pachamama, la dea terra, a costo di grandi fatiche dovuti all'altitudine (siamo a 3600 m.s.l.m.) e ai continui saliscendi imposti dalla pazza conformazione del territorio ove giace La Paz.
Caratteristica principale dei mercati indigeni e' l'assoluta compostezza dei venditori; questi non strillano le qualita' della propria merce, ma attendono pazientemente che il compratore si avvicini; per chi e' abituato ai mercati nostrani...

Autore: rf2000
Copyright: La presente opera d'ingegno è riproducibile, parzialmente o totalmente, da ciascun utente, previa autorizzazione scritta dell`autore.
Il: 27/04/2004
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