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Il Carnevale di Oruro

Il 26 febbraio 2006 cominciano ufficialmente i riti carnascialeschi nella splendida cittadina dell’altopiano boliviano

Viareggio, Rio de Janeiro evocano le irriverenti e sfrenate manifestazioni di celebrazione del carnevale.
Anche in Bolivia, precisamente nella città di Oruro, situata sull’altipiano centrale della Bolivia, a circa 4.000 metri sul livello del mare, si celebra una grande festa di carnevale che affonda le sue radici nei riti e nelle tradizioni delle popolazioni precolombiane.
La cerimonia, che nel corso degli anni si è fusa con i riti e le tradizioni portate dai colonizzatori spagnoli, coinvolge l’intera comunità: migliaia di persone, provenienti da ogni parte del Paese, ed anche da molte parti del mondo, invaderanno le strade della cittadina boliviana, per prendere parte alle danze folkloristiche e celebrare così la propria devozione alla Vergine nera del Socavon.
Migliaia di abiti tradizionali multicolori si muoveranno lungo le strade lunghe e diritte di Oruro per completare, il pellegrinaggio al santuario della Madonna, accompagnati da bande musicali che intoneranno huayños, taquiraria, carnavalitos, yaravis, kaluyos, yaravis e altri motivi tradizionali.
Il carnevale di Oruro testimonia la vittoria del bene. Le origini di tale cerimonia sono da ricercarsi nella leggenda che vuole che, ancora prima della venuta di Cristoforo Colombo, la popolazione Urus era afflitta dalle angherie di Huari (o Wari), una entità mezzo uomo e mezzo divinità. Huari, nel tentativo di annientare le genti dell’altopiano, scatenò contro di esse la furia di un gigantesco serpente, di un enorme rospo, di una mostruosa lucertola e di una imponente colonia di formiche.
Fu in quel momento che apparve agli Urus la bella Ñusta, la quale, brandendo una spada, sconfisse Huari e lo fece precipitare nelle profondità della terra, convertendo, al tempo stesso, i tre giganteschi esseri animali in pietra, mentre la colonia di formiche divenne un grande arenile.
Ñusta, in seguito identificata con la Vergine del Socavon, viene da allora venerata come la patrona dei minatori. Dal canto suo, Huari, è divenuto il custode delle ricchezze minerarie, destinatario anch’egli di offerte quali sigarette, cibarie e monete, da parte dei lavoratori delle miniere, che cercano, in tal modo, di placarne le ire e conquistarne i favori.

Autore: riccardo
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Il: 17/02/2006
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